martedì 21 agosto 2012

Ecco fatto !


‘In principio era…..’, inizia così il Libro Sacro per eccellenza, proprio per asserire come prima del principio non c’era altro che il nulla, dimensione poco comprensibile alla mente umana abituata a misurare sempre qualsiasi cosa.
In effetti, la comprensione umana scaturisce dal raffronto che si fa, quasi rapidamente, tra due o più eventi.
Nella maggior parte dei casi gli eventi sono costruiti, in perfetta buona/mala fede, dagli uomini: la storia è scritta con i ‘fatti’ degli uomini.
A questo punto vi chiederete: “ ma cosa c’entra la sanità con questa disgressione pseudo-filosofica?”.
Cercherò di illustrarvi il mio punto di vista in merito a quest’assonanza.
Chi ha memoria ‘lunga’ ricorda benissimo come la sanità iblea nelle sue varie articolazioni territoriali e ospedaliere ha cercato di dare sempre il massimo nella qualità e nella quantità delle prestazioni, pur con i limiti dettati dalla configurazione delle strutture e dalla tipologia delle specialità presenti.
Chi ha memoria ricorda pure come la naturale distinzione tra offerta ospedaliera e offerta territoriale ha permesso di portare la domanda sanitaria nei posti giusti per essere soddisfatta, anche se l’integrazione e la connessione tra le due aree sono state raggiunte, nella maggior parte dei casi, al 50-60%.
Poi fu il pateracchio: nel 2009 si volle mescolare l’assistenza territoriale a quella ospedaliera, con il risultato che non si è riusciti, fino ad oggi, a realizzare una rete per l’assistenza integrata, efficiente ed efficace.
Si era partiti dalla presunzione di poter, con una centralizzazione della gestione, controllare tutti i processi produttivi dell’azienda sanità, ma i risultati, dopo tre anni, hanno ampiamente dimostrato che l’assistenza ospedaliera è stata ritagliata e ridimensionata e l’assistenza territoriale, di converso, non è stata amplificata e completata.
Non sarebbe stato più razionale scorporare dalle aziende sanitarie locali i presidi ospedalieri territoriali e incorporarli in un’unica azienda ospedaliera provinciale, lasciando al territorio l’obiettivo di ampliare e potenziare l’assistenza?
Una riforma, quella del 2009, che si è dimostrata fallimentare. 
Il sospetto che si sia voluto riformare il tutto per favorire determinati centri di potere certamente non si dirada con le sole notizie di una riduzione del costo della voce ‘sanità’ nel bilancio regionale.
La riduzione dei costi sicuramente non è stata controbilanciata da un incremento dell’efficacia, per cui sicuramente il nuovo governo, tra i suoi primi impegni, dovrà porre mano a una totale revisione della riforma.
Ecco perché i fatti, voluti dagli uomini in perfetta buona/mala-fede, incidono sulla storia, in questo caso quella della sanità siciliana.
Altri uomini, altri fatti e questa volta ci si augura che quando sentiremo pronunciare la frase ”ecco fatto” realmente i fatti siano per il benessere della collettività e non per altri scopi.






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