http://www.tuttixsantacroce.it/2012/07/16/parliamo-di-sanita-iblea/
La sanità della provincia di Ragusa è stata, storicamente, tra le migliori nell’ambiente isolano, pur manifestando talvolta, al proprio interno,lacune e disfunzioni.
I tempi etichettati come ‘gloriosi’ quando operavano professionisti di chiara fama, come i Professori Xiumè o Spampinato a Ragusa e D’ambrosio e Pinna a Vittoria, seppure alla presenza di tecnologie non ancora avanzate come quelle esistenti oggi, sembrano un ricordo ormai lontano.
Purtuttavia anche in tempi relativamente recenti(2002-2009) la sanità iblea ha evidenziato delle realtà assistenziali molto affermate, tanto da far invertire la tendenza emigratoria verso le provincie di Catania e Palermo: per citarne alcune, la cardiologia interventistica, l’oncologia, l’oculistica, la radioterapia.
La riforma sanitaria del 2009, varata dal governo regionale presieduto da Lombardo, ha innescato un processo di revisione assistenziale che, purtroppo, nella realtà iblea ha mostrato i lati deboli di una programmazione avulsa completamente dai canoni tradizionali della lettura della domanda e della conseguente calibratura dell’offerta.
Gli scontri con le realtà locali, poco coinvolte nel processo programmatorio, hanno di fatto bloccato tutto, lasciando inalterati i livelli assistenziali pur alla presenza di risorse finanziarie sempre più limitate. In tal modo il parametro dell’efficienza è sceso verso il basso, trascinandosi dietro il parametro dell’efficacia (percezione dell’utenza di un servizio sanitario sempre più non rispondente ai propri bisogni).
La centralizzazione dell’assistenza sanitaria territoriale e ospedaliera in un’unica struttura gestionale ha di fatto messo in risalto la debolezza del sistema costruito a tavolino nelle stanze dell’assessorato alla salute, il tutto accentuato dall’insufficiente conoscenza delle dinamiche strutturali preesistenti.
La tendenza a voler cancellare anche la memoria di quanto fatto in precedenza o, ancora peggio, non voler attenzionare ciò che era stato già messo in cantiere per rendere i servizi sanitari sempre più a misura di cittadino, ha rallentato e, in alcuni casi, annullato progetti importanti come l’avvio del Nuovo Ospedale e la realizzazione della Cittadella della Salute a Ragusa.
Mentre da un lato nell’assistenza ospedaliera si è consolidato un processo, speriamo reversibile, di riduzione assistenziale, dall’altro lato nell’assistenza territoriale non si è avviato il processo d’incremento dei livelli e delle strutture assistenziali alternative.
Che cosa percepisce di tutto ciò chi si rivolge alla sanità pubblica per essere ‘assistito’ ?
E’ sufficiente chiedere a chi attende di essere visitato o di praticare un esame diagnostico, a chi ha necessità di essere ricoverato e non trova posto, a chi chiede informazioni su dove o come eseguire una qualsiasi prestazione sanitaria e riceve certezze solo dopo svariati tentativi.
E’ questa la sanità vicina al cittadino ?
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